SISTEMA REGIONALE DI DOCUMENTAZIONE SULLA PACE


Piano di indirizzo per la promozione di una cultura di pace per il triennio 1998/2000


Premessa

1. L'esperienza toscana
1.1 Gli interventi attuati


2.Gli obiettivi generali e le strategie d'intervento
2.1 Le finalità dell'intervento regionale
2.2 Le strategie operative e gli obiettivi per il triennio 1998/2000
2.3 Gli strumenti
2.4 Le risorse finanziarie


3.Prima parte: gli interventi dei soggetti destinatari dei contributi
3.1 Tipologie d'intervento e ripartizione delle risorse
3.2 Priorità e criteri di valutazione
3.3 Procedure e modalità di accesso ai contributi regionali
3.4 Selezione delle domande e erogazione dei contributi
3.5 Revoca e decadenza dei contributi
3.6 Modalità di utilizzazione dei contributi regionali e di rendicontazione delle spese
3.7 Verifica dei risultati


4.Seconda parte: i progetti di interesse regionale
4.1 gli obiettivi
4.2 contenuti del progetti di interesse regionale
a.corsi di formazione di formatori
b. ricerca su "Culture e conflitti nel Mediterraneo"
c. produzione di materiale ad uso didattico e educativo


5 La giornata della pace


6 La Conferenza regionale sulla pace


7 Il Sistema di documentazione sulla pace


8 I progetti a dimensione europea


9 La ripartizione delle risorse finanziarie per le attività previste ai §§ 4, 5, 6, 7 e 8.
Premessa

Nella Costituzione repubblicana sono contenuti i principi di riferimento a cui la Regione Toscana si è ispirata nell'elaborare, approvare una specifica normativa per la promozione di una cultura di pace. Nell'art.11, infatti, troviamo il principio guida che orienta l'azione della Repubblica nei suoi rapporti internazionali : "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Al tempo stesso tale prescrizione è accompagnata da una consapevole autolimitazione della propria sovranità in nome di un superiore principio di pacifica coesistenza "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni".

Dall'art.11 della Costituzione si possono quindi trarre due indicazioni di fondo, che mettono in luce la vocazione della nostra Carta Costituzionale mirata alla costruzione attiva delle condizioni politiche, economiche e sociali per la pace:

1. la Costituzione concepisce un'idea ampia di pace. Essa è infatti collegata a due concetti: la libertà dei popoli e la giustizia fra le Nazioni, che devono accompagnare l'impegno dell'Italia per promuovere la pace. La pace non è dunque una semplice assenza di conflitto, ma la ricerca continua e perfettibile di tutela dei diritti umani fondamentali, di rapporti giusti e paritari fra le diverse parti del pianeta, di dialogo e convivenza fra diversi, di utilizzo responsabile ed equilibrato delle risorse naturali. La Costituzione repubblicana si inscrive nel solco di quelle Carte fondamentali che, all'uscita dal secondo conflitto mondiale, hanno fondato l'idea di un possibile diverso assetto del pianeta, fondato non sulla violenza, sul rispetto dei diritti umani e sulla cooperazione, ripudiando quindi il principio della sopraffazione dei forti sui deboli. Appartengono a questa "generazione" di documenti la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948), la Carta delle Nazioni Unite (1945), la Dichiarazione universale dei diritti dei popoli (Algeri,1976);.

2. il rifiuto dell'uso della forza nella risoluzione delle controversie internazionali impone all'Italia di improntare la sua azione alla soluzione negoziale delle controversie e, di conseguenza, di orientare allo stesso fine sia le azioni di politica estera che l'ordinaria attività legislativa e di governo. Ciò impone di agire a monte dei conflitti, sulla congerie di fattori - non solo militari o geo-strategici - che li determinano e ai quali si è già fatto cenno: le forti diseguglianze esistenti tra minoranze privilegiate e maggioranze povere a livello planetario; la persistente negazione dei diritti umani; il depauperamento delle risorse ambientali irriproducibili; il mancato rispetto delle diversità culturali, etniche e religiose.

Il ruolo degli organismi internazionali

Molti di questi problemi politici ed economici dovrebbero trovare la via di una soluzione non conflittuale nell'azione di organismi internazionali, la cui efficacia sia garantita dalla disponibilità degli Stati nazionali a cedere loro una parte significativa della propria sovranità e a fornire le risorse necessarie per esercitarla efficacemente. In questa prospettiva, anche l'uso della forza e delle armi, se inevitabile, assumerebbe la più accettabile forma di un intervento di "polizia internazionale".

Purtroppo gli anni più recenti non hanno visto l'esperienza degli organismi internazionali avanzare verso questa desiderabile prospettiva; al contrario, è apparsa ridotta la loro efficacia e debole l'impegno dei Paesi membri. In particolare, l'intervento delle Nazioni Unite, affidato a singoli Paesi o gruppi di Paesi, non ha potuto avere il peso e l'autorevolezza che sarebbero stati necessari.

Anche l'azione degli organismi internazionali nel campo più strettamente economico, sembra avere perso la capacità di proporre interventi di riequilibrio rispetto alle profonde disugualianze esistenti: l'incentivo e l'incoraggiamento ai singoli Paesi a trovare un proprio sentiero di sviluppo stanno producendo effetti economici positivi, ma questi fenomeni sono tutt'altro che uniformemente distribuiti e molti Paesi ne restano esclusi. Le politiche attuate dai grandi organismi internazionali dovrebbero valorizzare maggiormente le risorse e le potenzialità locali: tali politiche pur offrendo un significativo sostegno ai processi di sviluppo, spesso impongono interventi di risanamento di breve periodo che accentuano i costi umani e sociali del riequilibrio. In tale quadro, particolare attenzione va rivolta al problema dello sfruttamento del lavoro infantile e minorile. Esso costituisce, soprattutto in Asia, un vero e proprio modello produttivo che, mentre permette a gruppi economici nazionali e trasnazionali di realizzare maggiori profitti, costringe 250 milioni di bambini e adolescenti a varie forme di lavoro forzato, che si trasforma spesso in vero e proprio stato di schiavitù.

Come ulteriore conseguenza negativa di questa crisi degli organismi internazionali, la fiducia in soluzioni coordinate internazionalmente si è affievolita nell'opinione pubblica, che si è dimostrata, di conseguenza più disponilibe ad accettare lo status quo, le tendenze spontanee, arrivando perfino a considerare come inevitabili alcuni dei conflitti in atto. Una riflessione approfondita su questi temi da parte degli studiosi, così come una sesnibilizzazione più diretta dell'opinione pubblica appaiono perciò particolarmente necessarie.

La mancanza di un efficace coordinamento internazionale ha anche ridotto gli effetti della fine della guerra fredda sulla sperata riduzione delle spese militari, della produzione e del commercio di armi. E' questo un tema dove l'intreccio con l'economia è molteplice, con la conseguenza di rendere più difficile la prospettazione di soluzioni.

La produzione e il commercio di armi alimentano interessi economici imponenti e assorbono risorse che potrebbero essere utilizzate per ridurre squilibri socio-economici che sono anche alla base di molti conflitti. Né le armi devono essere considerate strumenti inerti, che possono o meno essere usati: esse sono fattori attivi, che hanno contribuito con la loro stessa esistenza all'esplosione di conflitti e potranno farlo ancora.

D'altra parte, la riduzione di spese militari che, sola, può essere alla base di una riduzione della produzione, nell'immediato crea difficoltà all'occupazione e più in generale all'economia di aree territoriali dove tale produzione è più rilevante. Contro questi effetti negativi di cambiamenti di per sé così positivi, appare necessaria una riconversione industriale che esplicitamente programmi l'uso delle risorse lasciate libere: in misura molto maggiore di altre ristruttuazioni industriali, infatti, essa richiede non solo adattamenti della tecnologia ma, soprattutto, cambiamenti nella gestione e nel marketing delle imprese.

La regolamentazione del commercio delle armi trova difficoltà non solo nella ovvia resistenza di chi ci guadagna, ma anche in questioni connesse, dal lato dell'offerta, con il desiderio di sostenere le esportazioni e, dal lato della domanda, con la sovranità nazionale e la sua difesa. Lo stesso lodevole tentativo delle Nazioni Unite di creare un registro che consenta almeno il monitoraggio del commercio delle armi ha dovuto superare resistenze fortissime per una sua pur parziale applicazione.

Il ruolo dell'Europa

La caduta del muro di Berlino non ha evidentemente indotto, in via automatica, un nuovo ordine mondiale, come forse in molti immaginavano all'indomani di quell'evento, che pure ha liberato Paesi, popoli ed energie verso prospettive di libertà e democrazia. Né la fine del conflitto est-ovest, con la sua corsa al riarmo atomico, le strategie della mutua distruzione assicurata e la semplificazione a questa dimensione di ogni conflitto del pianeta, ha comportato la cessazione dei conflitti ; anzi, essa sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora dentro il quale ribollivano, mai sopiti, conflitti atavici che oggi esplodono in assenza di un più generale quadro di riferimento per la pacifica convivenza.

Così, giunta ad esaurimento la logica di Yalta che aveva diviso il mondo e l'Europa in due universi distinti e contrapposti, l'Europa è diventata il crocevia delle contraddizioni planetarie : qui risorgono devastanti conflitti etnico-nazionalistici ; qui si scaricano le contraddizioni dello squilibrato rapporto nord-sud con il problema dell'immigrazione e della rinascita di ideologie razziste; qui, nel continente culla del pensiero democratico assistiamo alla violazione dei diritti umani e ai più efferati crimini contro l'umanità, come le tragedie della ex-Jugoslavia e della Cecenia hanno dimostrato.

Il processo di integrazione europeo non può ignorare tutto ciò, se non vuole rischiare di concentrarsi esclusivamente sull'unificazione dei mercati e della moneta. Né si può ignorare l'esigenza di dare alla regione europea un assetto che superi definitivamente la logica dei blocchi, offrendo alla Russia, che avverte come potenziale minaccia l'allargamento della NATO ad est, il modo di integrarsi a tutti gli effetti nell'Europa unita.

Il rapporto pace-diritti umani, già all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, ha compiuto un salto obbiettivo di qualità, dando avvio e concreto percorso ad una tappa fondamentale della "lunga marcia" dei diritti umani.

La Dichiarazione Universale del 10 dicembre 1948 ha un intrinseco valore giuridico vincolante per gli Stati. Essa va infatti posta in relazione sia con la "riaffermazione" dei diritti umani contenuta nello Statuto delle Nazioni Unite del 1945 (art. 1 § 3) sia con l'entrata in vigore (1976) delle due grandi Convenzioni internazionali sui diritti civili e politici e sui diritti economici sociali e culturali adottatti dall'Assemblea Generale nel 1966. La Dichiarazione si trasforma così, da solenne "raccomandazione", in norma giuridicamente vincolante e assume il ruolo di "fonte delle fonti di un nuovo diritto internazionale". Non è a questo punto eccessivo parlare dei diritti umani come una "supercostituzione mondiale" che ha già i suoi punti di applicazione in Convenzioni "regionali" (Europa, America, Africa) e in altri significativi atti, quali, ad esempio, la Dichiarazione sui diritti umani nell'Islam, adottata al Cairo nel 1990.

Il nuovo diritto internazionale, come del resto ogni altro diritto, è posto di fronte alla sfida della effettività e della giustiziabilità (cioè della sua applicazione in sede giudiziaria). Particolare significato assume in questo senso la costituzione - e l'opera efficace - del Tribunale Penale Internazionale che ha già emesso la prima sentenza di condanna per crimini contro l'umanità compiuti nella ex-Jugoslavia, che esclude la pena di morte, e al tempo stesso richiede la collaborazione di una "polizia giudiziaria" gestita dall'ONU.

La Regione Toscana, nel promuovere una cultura di pace, individua nel campo dei diritti umani un terreno di intervento molto importante, favorendo tematizzazioni e approfondimenti sul valore giuridico di questa "supercostituzione" mondiale, che non è solo dichiarazione di intenti, che consapevolmente prescinde da un accordo universale teoretico sul fondamento dei diriti umani, ma che al tempo stesso postula ipso jure l'effettività e la giustiziabilità di questi diritti.

Ma per tornare al tema dell'Europa, neppure una sua pur auspicabile integrazione in un unico sistema di sicurezza collettiva, potrebbe essere sufficiente ad assicurare condizioni di pacifica convivenza. Vanno infatti affrontati, prevenendoli con un approccio improntato al dialogo e alla comprensione delle ragioni altrui, i tanti conflitti latenti fra i diversi popoli europei. Così come va affrontato il tema dei diritti umani in ogni angolo del continente e quello del rapporto fra l'Europa e le aree extraeuropee che presentano le situazioni più difficili a partire dall'area mediterranea e dal continente africano dove sono tuttora presnti conflitti irrisolti e processi di pace che non trovano adeguata soluzione. Nello stesso tempo il mediterraneo deve far crescere il rapporto fra le culture, le religioni, i diversi contesti socio-economici per individuare linee comuni di sviluppo su questioni vitali quali l'ambiente, l'agricoltura, l'occupazione, la salvaguardia dei beni storici e culturali.

Insomma, l'integrazione europea non sarà tale se non saprà misurarsi con i tre aspetti oggi più rilevanti:

Il ruolo dei Governi Regionali e Locali

La riforma in senso federale della struttura degli Stati può determinare condizioni positive per la tutela e la valorizzazione delle specificità di ordine sociale, economico e culturale.

Sui tre aspetti sopraindicati, può risultare determinante il ruolo delle Regioni e dei Governi locali, come è dimostrato dal crescente numero di occasioni di confronto organizzate nelle diverse sedi istituzionali (Consigli regionali, provinciali e comunali) e da tante iniziative spontanee svoltesi un po' ovunque. Lo spazio di intervento di questi soggetti istituzionali si sta allargando, e va a "invadere" positivamente, zone che tradizionalmente venivano assegnate alla totale ed esclusiva competenza degli Stati nazionali.

Le problematiche della pace e della guerra non sono questioni confinate nel mero ambito della politica estera, né legate soltanto ai processi di disarmo, ma sono vissute direttamente dalla gente con le proprie emozioni, con i propri problemi, con la solidarietà attiva di fronte alle grandi crisi e ai drammi dei popoli. In tale contesto si aprono spazi importanti di impegno anche per le Regioni e le Autonomie locali. Lo stesso art. 5 della Costituzione, nel definirne l'identità, riafferma il ruolo importante delle Autonomie locali nello sviluppo del Paese: "la Repubblica adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento".

L'idea di fondo cui fa riferimento l'elaborazione della Regione Toscana sul tema della riforma istituzionale è quella del federalismo cooperativo. Essa implica una partecipazione delle Regioni alla definizione dell'indirizzo politico nazionale.

Nell'ambito della politica estera del nostro Paese, le Regioni e gli Enti locali possono quindi svolgere una funzione importante nel contribuire a definire politiche attive di promozione della pace e della cooperazione fra i popoli e nel far crescere una consapevole cultura della pace nelle comunità locali. Ciò può favorire l'affermarsi di processi di costruzione della democrazia locale e di valorizzazione della società civile nei rapporti di cooperazione e di solidarietà.

1. L'esperienza toscana

E' da questi principì che la Regione Toscana ha tratto l'ispirazione istituzionale per promuovere e diffondere le tematiche della pace nella società toscana. Ovviamente, non si è agito in una sorta di "vuoto pneumatico": la Toscana ha una vocazione ad essere terra di pace che viene da lontano e che prosegue, vitale, nel presente. Dalle esperienze di solidarietà sociale sviluppatesi dal dopoguerra ad oggi, che hanno consentito di contrastare meglio che altrove l'insorgere di culture razziali fondate su logiche di esclusione, alle testimonianze di alcune figure a cui è legata la parte migliore della cultura italiana come La Pira, Balducci, Milani, Cassola, Langer.

In questa regione sono infatti molte le iniziative di pace, solidarietà, cooperazione di Enti locali, Associazioni, Centri culturali e di ricerca, Scuole, riviste che costituiscono un humus fecondo per il nostro futuro.

Questo patrimonio deve essere messo in valore e reso "spendibile" non solo ai livelli più elevati, ma, soprattutto, attraverso la capillare diffusione di questi principi fra i cittadini tutti e fra le giovani generazioni in particolare.

Tutto ciò non è di facile attuazione: la cultura della pace presuppone infatti dialogo, comprensione fra culture diverse e, spesso, scelte tanto nella politica quanto nella società civile. Talvolta si tratta di scelte difficili: ridurre i bilanci della difesa confligge con interessi consolidati e anche con quelli dei lavoratori del settore; accogliere dignitosamente i cittadini extracomunitari può provocare reazioni negative anche da parte di cittadini non necessariamente razzisti; attivare progetti di cooperazione con i paesi del Sud del mondo può essere considerato uno storno di finanziamenti dagli investimenti locali in presenza di una fase di contenimento della spesa.

Ma la Toscana è consapevole del proprio ruolo in Europa e nel mondo ed ha scelto di confrontarsi con i problemi della globalizzazione; il dovere etico alla solidarietà con i Paesi e i popoli deboli è, in questo contesto una necessità, oltrechè la conseguenza di una lungimirante lettura dei fatti del mondo.

Occorre allora favorire in ogni modo il dialogo con le istituzioni del sud del mondo, valorizzando in particolare la cooperazione fra Regioni e Enti locali quali soggetti capaci di coinvolgere attivamente settori cardine della società civile quali le attività produttive, i giovani e il mondo dell'Università e della ricerca.

Per questi motivi risultano molto utili anche le attività di "diplomazia diffusa di pace" che la Regione, gli Enti Locali, le Associazioni e i cittadini della Toscana stanno attuando da vari anni. I gemellaggi con città del Sud; i tanti incontri sui conflitti che dilaniano il nostro pianeta; l'impegno di migliaia di giovani che scelgono di svolgere un servizio civile alternativo a quello militare; gli incontri ecumenici di dialogo fra le diverse religioni; le ricerche sui temi della produzione e del mercato degli armamenti, del disarmo e della riconversione produttiva, della riforma delle istituzioni internazionali, i corsi di aggiornamento per insegnanti sui temi della pace e del rapporto Nord-Sud; le prese di posizione dei Consigli Comunali sulle problematiche della pace e della guerra e il movimento degli Enti locali per la pace; le iniziative di solidarietà con le popolazioni colpite dalla guerra nella ex-Jugoslavia, in Africa, in Medio Oriente (senza dimenticare, in anni meno recenti, quelle in favore dell'America Latina e del Sud-est asiatico); le iniziative del mondo dello spettacolo e della cultura a favore della pace; l'impegno in favore dei diritti dell'uomo in ogni parte del globo. Questo e molto altro ha incontrato nella nostra regione la normativa per la promozione di una cultura di pace nei suoi primi anni di vita.

1.1. Gli interventi attuati

In questo primo periodo la legge ha avuto un carattere di forte sperimentalità. Gli enti e le associazioni impegnate in Toscana sui temi della pace hanno dimostrato notevole interesse per gli interventi e le provvidenze istituiti dalla Legge regionale n. 78/1995.

Tale legge, pur in presenza di una dotazione finanziaria limitata, è riuscita ad attivare numerose iniziative che hanno contribuito in modo efficace a richiamare l'attenzione e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche della pace. Fra il '95 e il '96 ono infatti pervenute alla Regione oltre cento domande di contributo per altrettante iniziative, per una richiesta complessiva di finanziamento di circa L. 1.250.000.000. Ne sono state accolte e finanziate n. 47 di cui 9 riferite a progetti di aggiornamento docenti; 6 riferite a progetti relativi alla realizzazione di indagini e ricerche;. e 31 proposte di realizzazione di incontri e manifestazioni;

Nonostante il poco tempo a disposizione dei beneficiari per portare a termine i loro progetti, la maggior parte di questi sono già stati ultimati o sono comunque in avanzata fase di realizzazione.

La fase attuativa del piano "stralcio" per la pace per il 1997, che ha previsto la possibilità anche per Scuole e Enti locali di presentare proposte progettuali su cui richiedere contributi regionali, ha ancor più evidenziato la grande attenzione e la sensibilità presenti in Toscana su queste tematiche. Il numero e la qualità delle iniziative sono infatti fortemente aumentate rispetto a quelle dei due anni precedenti.

Si può quindi affermare che la L.R.78/95 ha consentito far emergere una realtà vitale e articolata di soggetti ed iniziative. La dimensione e il livello qualitativo di questa realtà richiedono strumenti adeguati per individuare un percorso capace di indicare gli obiettivi, qualificare le attività e, al tempo stesso, favorire l'affermarsi di modalità operative più rispondenti alle aspettative dei cittadini.

2. Obiettivi generali e strategie d'intervento

2.1. Le finalità dell'intervento regionale

Com'è chiaramente indicato all'art. 1 della L.R. 30 Luglio 1997 n. 55, è compito della Regione contribuire a promuovere la cultura di pace sia attraverso interventi diretti che mediante il sostegno di iniziative attuate in ambito scolastico, che di quelle promosse e realizzate dagli Enti Locali, dalle Associazioni e dai Comitati che svolgono attività di educazione alla pace e di sensibilizzazione contro la guerra

L'azione della Regione assume pertanto un ruolo e un significato di particolare rilievo non solo con riferimento al panorama delle attività realizzate sul territorio toscano, ma anche in relazione alle attività di Organizzazioni sovranazionali impegnate nella difesa della pace e dei diritti umani, a partire da Amnesty International e dall'Unicef con cui sono stati sottoscritti specifici protocolli d'intesa. E' quindi necessario operare in modo da costituire una struttura che, forte delle esperienze accumulate nell'attuazione della legge sulla pace e del bagaglio di informazioni e di competenze, si pone a disposizione della società toscana per una più elevata capacità di intervento.

Si è già fatto cenno all'efficacia dell'azione promozionale svolta nei primi tre anni di applicazione della precedente normativa. Al tempo stesso è stato evidenziato il limite della precedente gestione: la dispersione delle iniziative e delle limitate risorse finanziarie disponibili. Lo sforzo apprezzabilmente profuso dai soggetti attuatori degli interventi avrebbe forse potuto produrre migliori risultati se fosse stato accompagnato da un impegno più deciso nella ricerca del raccordo fra le numerose iniziative attuate sul territorio. I positivi risultati comunque conseguiti, unitamente ai limiti evidenziati dall'esperienza pregressa devono quindi guidare la riflessione che sottende alla definizione di queste linee programmatiche.

E' per questi motivi che in prospettiva, l'intervento regionale non potrà limitarsi al sostegno delle ormai consolidate situazioni di eccellenza, ma dovrà indirizzarsi con decisione verso una più vasta, omogenea e raccordata diffusione delle iniziative sul territorio regionale. Quest'ultima opzione, viene assunta come finalità della programmazione regionale in questo settore. Gli obiettivi generali dell'azione della Regione si rapportano, di conseguenza, all'esigenza di favorire il massimo coinvolgimento degli Enti locali nelle iniziative promosse sul territorio, in un quadro di generale qualificazione delle medesime.

2.2 Le strategie operative e gli obiettivi per il triennio 1998/2000

Il perseguimento delle finalità e degli obiettivi indicati nel precedente paragrafo, pone l'esigenza di attivare un lavoro di sensibilizzazione su vasta scala sulle tematiche della pace. Si tratta quindi, in primo luogo di dare la massima diffusione della nuova normativa regionale e dei contenuti del presente programma, a partire dalle Istituzioni democraticamente elette, (Consigli comunali, provinciali e circoscrizionali, ove esistano), alle istituzioni scolastiche e ai loro Organi collegiali, alle Università, agli Istituti di ricerca e, al vasto tessuto di Associazioni e Comitati impegnati in attività di educazione alla pace e di sensibilizzazione contro a guerra.

Occorre mettere in grado il mondo degli Enti locali, che sta già esprimendo una presenza di rilievo sulle tematiche della pace, di cogliere tutte le opportunità offerte dalla nuova normativa. Con questo programma si intendono quindi creare le condizioni affinchè Comuni e Province divengano protagonisti di una efficace promozione delle iniziative, favorendo in vario modo l'integrazione delle diverse proposte, nella prospettiva di raggiungere risultati migliori anche attraverso un più razionale impiego delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.

Allo stesso modo Scuole, Università, Istituti di ricerca ,Associazioni, Comitati, ecc., pur salvaguardando la loro autonomia decisionale ed operativa, dovrebbero impostare le loro attività facendo riferimento ad un contesto ampio di soggetti e di esperienze, ricercando l'apporto di quanti operano sul territorio, superando insomma il metodo della ricerca delle adesioni ad un progetto predefinito in ogni dettaglio, per dare spazio al metodo della progettazione partecipata.

Le Associazioni, in modo particolare, possono rappresentare uno snodo essenziale nel raccordo fra le iniziative degli Enti locali e quelle delle scuole. Esse sono infatti in grado sia di avanzare loro autonome proposte, sia di mettere a disposizione delle diverse iniziative progettuali un bagaglio di conoscenze e di esperienze, dati, informazioni, documenti e, soprattutto, slancio, vivacità e non comuni capacità operative.

Allo scopo di non disperdere preziose energie, occorre quindi fare in modo che l'impegno di ciascun soggetto (istituzionale e non) sia coerente con le iniziative più avanziate già in atto nel nostro Paese. In questo contesto , uno spazio di primaria importanza viene riservato al mondo della scuola e alle azioni che si collocano sul versante dell'educazione formale. Esso costituisce un ambito privilegiato di intervento, proprio in ragione della sua collocazione strategica nel percorso di formazione delle coscienze.

La Regione, da parte sua, in accordo con l'IRRSAE, la Sovrintendenza scolastica e i Provveditorati agli Studi, promuoverà e offrirà il proprio sostegno alle iniziative che contribuiscano al raggiungimento degli "obiettivi di fondo" individuati dal Ministero della Pubblica Istruzione nel recente documento di lavoro sul riordino dei cicli scolastici. Lo sviluppo nei giovani di una cultura fondata sulla tolleranza e la valorizzazione delle differenze, la crescita della coscienza democratica e la realizzazione di una cittadinanza piena e consapevole, rappresentano i cardini dell'azione educativa. Essi divengono così elementi di raccordo fra istituzioni diverse, obiettivo primario condiviso a livello nazionale, regionale e locale e, pertanto, elemento catalizzatore di risorse umane e finanziarie.

Le prospettive disegnate nella prima parte del presente paragrafo prefigurano l'affermarsi sul territorio regionale di modalità operative nuove, nel primo triennio di attuazione della nuova normativa. In armonia con tali previsioni è opportuno evitare l'individuazione di obiettivi di dettaglio, limitandosi alla definizione dei seguenti obiettivi generali di programma:

Nello specifico del versante educativo sarà offerto particolare sostegno ai progetti integrati tra scuola e extrascuola che si collochino nell'ottica del superamento della episodicità e della frammentarietà delle iniziative. Essi dovranno porsi in stretta relazione, da un lato con gli obiettivi previsti dal Progetto Educativo di Istituto e, dall'altro, con le attività previste con il territorio. In tale contesto, è auspicabile che le attività non siano finalizzate alla mera acquisizione di contenuti, ma tendano a promuovere comportamenti, relazioni, culture organizzative e a introdurre metodologie di lavoro ispirate ai valori della pace.

Allo stesso modo saranno sostenute iniziative adeguatamente strutturate rivolte agli studenti universitari e, in termini generali, al mondo giovanile.

Spazi di intervento sono ovviamente aperti per le iniziative a favore della popolazione adulta. Le tematiche della pace e del ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie, si prestano per loro stessa natura alla costruzione di percorsi educativi di grande interesse per la popolazione già uscita dalle tradizionali attività formative. Su questo versante sono attese proposte di particolare rilievo dai soggetti già impegnati nelle attività previste dalla L.R. n. 6/1996 sull'educazione permanente, a partire dagli Enti Locali, dalle Associazioni e dalle Università.

2.3 Gli strumenti

Nell'ambito delle strategie indicate, l'integrazione delle iniziative e delle risorse costituisce un'innovazione rilevante in termini operativi. Essa rappresenta un nuovo modo di operare sia all'interno delle singole Istituzioni e Associazioni, che fra le une e le altre e risponde alla duplice esigenza di prevenire l'erogazione di contributi a pioggia e ottimizzare l'impiego delle risorse umane strumentali e finanziarie. E' opportuno che tale metodo di lavoro trovi concreta attuazione già nelle fasi preparatorie e nelle modalità di svolgimento della annuale Conferenza regionale sulla pace indicata al successivo punto 6.

2.4 Le risorse finanziarie

I finanziamenti annualmente previsti dalle Leggi di Bilancio vengono così destinati:

3. Prima parte:gli interventi attuati dai soggetti destinatari dei contributi >regionali (Enti Locali, Istituzioni e Organismi scolastici, Università, Istituti di Ricerca, Associazioni e Comitati)

3.1 Le tipologie di intervento e la ripartizione delle risorse

La scelta prioritaria di favorire la massima diffusione delle iniziative sul territorio regionale, da attuare anche attraverso l'integrazione a livello locale delle risorse e delle diverse esperienze, consiglia di privilegiare la convergenza dell'impegno profuso dai diversi soggetti su obiettivi comunemente condivisi, verso i quali costruire appropriate azioni. E' quindi inopportuno che con questo programma si precostituiscano barriere troppo rigide fra le varie tipologie di intervento che potrebbero, da un lato condizionare il pieno dispegarsi delle azioni di raccordo e di integrazione e, dall'altro, giustificare il permanere dello status-quo.

Risulta pertanto utile limitare la classificazione tipologica delle iniziative a tre ambiti generali di riferimento. A fianco di ciascuno di essi viene di seguito indicata la quota massima di finanziamento regionale attribuita, in coerenza con gli obiettivi prioritari indicati al precedente punto 2.1. Il calcolo delle percentuali sottoindicate va ovviamente riferito alla quota parte di finanziamento destinata a questa prima sezione del piano di indirizzo:

  1. le attività educative in ambito scolastico: 50%
  2. le attività strutturate in forma permanente al di fuori dell'ambito scolastico rivolte ai giovani e agli adulti 30%
  3. le altre iniziative locali rivolte ai giovani e alla Comunità territoriale 20%
3.2 Priorità e criteri di valutazione

Nel rispetto della gerarchia sopraindicata e in coerenza con gli obiettivi prioritari individuati con il presente piano, nell'attribuzione dei finanziamenti regionali, saranno privilegiate le proposte progettuali che scaturiscano dalla condivisione degli obiettivi da parte di più soggetti (istituzionali e non) e dalle quali emerga una reale integrazione delle iniziative e delle risorse (umane, finanziarie, strumentali, ecc). A questo riguardo i soggetti presentatori dei progetti e delle richieste di contributo, avranno cura di esplicitare le modalità secondo le quali l'approccio integrato trova concreta attuazione (ruoli, compiti, risorse ecc.). Non saranno pertanto ritenute sufficienti generiche dichiarazioni di partecipazione o adesione alle iniziative da parte di soggetti terzi non adeguatamente coinvolti nelle medesime.

A fronte delle limitate risorse finanziarie disponibili, poiché non è immaginabile che i costi dei progetti vengano interamente coperti dal contributo della Regione, il livello di compartecipazione alla spesa da parte dei soggetti presentatori delle proposte progettuali, sarà considerato come elemento di valutazione prioritaria.

3.3 procedure e modalità di accesso dei contributi regionali

Entro il 30 novembre di ogni anno i soggetti indicati all'art 2 della L.R. n. 55/1997, singoli o associati, presentano le domande di contributo per le attività che intendono realizzare nell'anno successivo, alla Regione Toscana Dipartimento della Presidenza - Servizio Attività internazionali, via Cavour, n. 18 - 50129 Firenze, utilizzando esclusivamente il servizio postale (farà fede la data del timbro postale). Per le attività relative all'anno 1998, comunque avviate dopo il 1° gennaio, il termine di presentazione delle domande di contributo è fissato al 20 giugno 1998.

Nelle domande deve essere indicato con chiarezza il soggetto titolare del progetto e quali sono gli Enti o le Associazioni coinvolte nel progetto stesso, devono essere inoltre indicati l'indirizzo completo, il recapito telefonico e il fax, il codice fiscale o la partita Iva, e le coordinate bancarie o postali per gli eventuali pagamenti.

Le domande di contributo devono essere corredate dal progetto che si intende realizzare o, nel caso si tratti di incontri o manifestazioni, di una breve nota descrittiva dell'iniziativa. In entrambi i casi va allegato il preventivo di spesa redatto dettagliatamente in ogni sua voce che dovrà riportare, nella parte delle entrate, le modalità di compartecipazione alla spesa da parte del titolare del progetto (e di eventuali partner o sponsor) e, per differenza con l'importo delle uscite, l'ammontare del contributo richiesto alla Regione Toscana. Per gli interventi riconducibili alle fattispecie considerate alle lett. a., b. e c) del punto 3.1, il contributo regionale non potrà comunque superare il 50% della spesa.

Nella parte delle uscite dovranno essere indicate in dettaglio le voci di spesa (es: pubblicità; pubblicazioni; materiali didatici e di consumo, compensi e rimborsi spese a relatori, ecc.) tenendo presente che le spese organizzative e di funzionamento ammissibili, non possono superare il 10% del costo totale del progetto;

Le domande di contributo vengono presentate utilizzando l'apposito modulo predisposto dal Servizio Attività Internazionali della Giunta Regionale.

3.4 Selezione delle domande e erogazione dei contributi

L'istruttoria delle domande viene effettuata nel rispetto delle priorità indicate ai punti 3.1 e 3.2 e viene ultimata entro 60 giorni dal termine indicato al punto precedente. Nei succesivi trenta giorni viene adottato il piano di riparto dei contributi, sentito il Comitato di Consulenza di cui all'art. 6 della L.R. n. 55 /1997. Nel piano di riparto vengono indicati:

1. gli interventi finanziati e i relativi beneficiari,

  1. le richieste non ammissibili
  2. gli interventi ammessi ma non finanziati. Questi ultimi saranno indicati in ordine di priorità in modo che possano, all'occorrenza, subentrare ad altri interventi sottoposti a revoca o a decadenza.
La comunicazione dell'esito delle richieste viene inviata a beneficiari e esclusi entro 15 giorni dall'esecutività dell'atto di approvazione del piano di riparto.

Il pagamento dell'importo dovuto ai soggetti beneficiari viene così effettuato:

3.5 Revoca e decadenza dei contributi

I contributi per gli interventi per i quali non siano state avviate le attività entro 90 giorni dalla data di comunicazione del contributo sono decaduti. Il provvedimento di revoca del contributo al beneficiario dispone la riattribuzione dell'importo ad altro/i intervento/i non finanziato/i, secondo l'ordine di precedenza stabilito nell'atto di approvazione del piano di riparto.

3.6 Modalità di utilizzazione dei contributi regionali e di rendicontazione delle spese

I contributi regionali assegnati, possono essere utilizzati dai soggetti beneficiari esclusivamente per le attività previste dal progetto, a parziale copertura delle relative spese previste. Eventuali variazioni alle attività e alla previsione di spesa che dovessero rendersi necessarie nella fase attuativa, devono essere preventivamente autorizzate dal Servizio Attività Internazionali della Giunta Regionale.

Il rendiconto delle spese deve essere presentato entro 60 giorni dalla conclusione dell'attività utilizzando la modulistica predisposta dal competente Servizio. Tali moduli dovranno essere accompagnati da una relazione illustrativa dell'attività svolta contenente, tra l'altro, una valutazione dei risultati conseguiti e dall'elenco di materiali eventualmente prodotti e disponibili per favorire la riproduzione di esperienze similari ovvero per l'impiego in iniziative espositive.

3.7 Verifica dei risultati

Le relazioni presentate dai beneficiari dei contributi saranno oggetto di esame da parte dei competenti Uffici della Giunta, che potranno acquisire ulteriori informazioni e documentazione sui progetti realizzati, ai fini della elaborazione di un rapporto da presentare al Consiglio Regionale a fine triennio contenente elementi di valutazione sia in termini di processo che di prodotto.

4. Seconda parte: i progetti di interesse regionale

4.1 gli obiettivi

Nella prima parte del programma sono state previste le modalità secondo le quali la Regione promuove e sostiene finanziariamente le attività e le iniziative dei soggetti (istituzionali e non), operanti sul territorio regionale. La legge prevede inoltre specifiche azioni di politica generale di intervento in questo settore, che per la loro particolare natura necessitano di una presenza diretta da parte dell'Amministrazione regionale.

Se le attività previste nella prima parte del presente programma sono inserite in un ambito locale o comunque in un'area più ristretta, ovvero fanno riferimento all'azione di una o più Istituzioni e/o Associazioni, quelle previste in questa seconda parte sono per lo più rivolte ad un'utenza "di livello regionale" (o all'intero territorio regionale). Per esse appare quindi più appropriato prevedere un intervento diretto da parte dell'Amministrazione regionale. E' però opportuno che nella loro fase attuativa, la Giunta operi in stretto raccordo con le altre istituzioni e il mondo dell'associazionismo, limitando le attività in gestione diretta ai casi indispensabili.

Così come previsto per gli interventi attuati a livello territoriale (cfr. § 3), anche per i progetti a dimensione regionale, la scelta ricade su un numero limitato di progetti in ragione delle limitate risorse finanziarie, avendo riguardo di agire in coerenza con gli obiettivi generali indicati nel presente programma triennale. Gli obiettivi specifici di ciascun progetto sono indicati alle lett. a,b,c, del successivo § 4.2.

4.2 I contenuti dei progetti di interesse regionale.

Per il triennio 1998/2000 la Giunta Regionale intende attuare i seguenti progetti regionali mirati alla promozione di una cultura di pace:

a. corsi di formazione di formatori per l'educazione civica e cultura costituzionale come cultura di pace.
Il progetto regionale di formazione viene definito in accordo con i Provveditorati agli Studi, la Sovrintendenza scolastica regionale e l'IRRSAE per la Toscana che ne gestirà le fasi attuative. I corsi saranno rivolti a docenti formatori, impegnati ad operare a livello territoriale nelle scuole di ogni ordine e grado della Toscana, con l'obiettivo di metterli in grado di promuovere autonomamente progetti di intervento nelle scuole e nel territorio. Nel progetto esecutivo delle attività corsuali dovranno essere indicate precise modalità di verifica in itinere e di valutazione finale dei risultati ed individuati gli strumenti da utilizzare.

Entro due mesi dal termine delle attività formative i responsabili degli Enti coinvolti nell'iniziativa elaborano un rapporto intermedio contenente precisi elementi di valutazione sia in termini di processo che di prodotto. La Giunta presenta tale documento al Consiglio regionale nei successivi 30 giorni. Analogo rapporto di verifica e valutazione complessiva dei risultati viene redatto a fine triennio e viene presentato al Consiglio regionale congiuntamente al rapporto indicato al precedente § 3.7.

b. Ricerca su "Culture e conflitti nel Mediterraneo" in collaborazione con il Forum per i problemi della pace e della guerra.
Il Mediterraneo rappresenta per l'Europa una delle aree economiche, socio-culturali più importanti anche in ragione della sua collocazione strategica nelle relazioni nord-sud. Le Regioni d'Europa possono offrire un contributo importante al dialogo e all'interscambio fra i popoli dell'area. La Regione Toscana annette grande importanza alle attività di cooperazione con i Paesi del bacino del Mediterraneo e sta svolgendo un ruolo di rilievo nelle Associazioni europee, per favorire l'affermarsi dei processi di pace, la crescita e lo sviluppo dei Paesi dell'area.

Obiettivi della ricerca: acquisire adeguati elementi di conoscenza sulle culture politiche presenti nell'area, i cambiamenti intervenuti dalla fine degli anni '80, sui conflitti in corso, allo scopo di fornire un contributo al dialogo interculturale e per individuare linee d'azione volte alla gestione e alla soluzione pacifica dei conflitti. I risultati della ricerca dovranno essere suscettibili di utilizzazione in termini educativi e didattici.

c. produzione di materiale ad uso didattico ed educativo.
Con questo intervento la Regione si propone di offrire alle scuole e alle altre agenzie educative, sussidi in grado di favorire le loro attività. E' ipotizzabile che nell'arco del triennio di riferimento sia possibile acquisire una produzione didattica e educativa di particolare rilievo che scaturisca dagli stessi progetti finanziati con il presente piano di indirizzo. E' interesse della Regione favorire la circolazione delle informazioni e delle esperienze fra i soggetti che operano sul territorio, anche ai fini della loro riproduzione e del loro sviluppo. A una parte di questo compito farà fronte il Sistema regionale di documentazione sulla pace (cfr. § 7), mentre per la riproduzione e diffusione di materiali di particolare interesse e complessità, occorrerà provvedere attraverso i fondi previsti in questa specifica sezione. Con gli aggiornamenti al presente piano saranno a suo tempo individuati gli interventi già finanziatiche necessitano del contributo della Regione Toscana per una loro più vasta diffusione e le relative risorse finanziarie. A partire dall'anno 1998 si ritiene opportuno dare adeguata diffusione al prodotto di una ricerca sul commercio delle armi condotta dall'IRES Toscana, co-finanziata dalla Regione con i fondi della L.R. n. 78/1995. Si tratta di supporti informativi ad uso divulgativo e didattico per le scuole secondarie superiori, costituiti da schede sul commercio internazionale degli armamenti, sulla violazione dei diritti umani (incrociate con i dati del commercio degli armamenti), sulla legislazione nazionale e internazionale sul controllo degli armamenti e sulle mine antiuomo. Dopo una prima sperimentazione in un numero ristretto di scuole, il materiale viene messo a disposizione degli insegnanti e degli Enti e Associazioni che ne facciano richiesta. La produzione dei materiali sarà accompagnata da una scheda di valutazione dei risultati che dovrà essere restituita alla Regione Toscana entro 30 giorni dalla conclusione dell'esperienza a cura dei singoli fruitori. La Giunta Regionale riferisce al Consiglio congiuntamente al rapporto indicato al precedente § 3.7.

Per la realizzazione delle iniziative previste ai precedenti punti a., b. c. la Giunta Regionale stipula apposite convenzioni con gli Enti e le Associazioni coinvolte nei progetti.

5. La Giornata della pace

La proposta delle iniziative volte a ricordare il significato della Giornata della Pace viene presentata dalla Giunta al Consiglio regionale entro il 30 giugno di ogni anno. La proposta deve contenere indicazioni sulle modalità di coinvolgimento e partecipazione degli Enti locali, delle Scuole e delle Associazioni alla realizzazione delle iniziative sul territorio regionale.

6. La Conferenza regionale sulla pace

Entro il 30 settembre di ogni anno la Giunta regionale organizza una Conferenza regionale sulla pace in collaborazione con gli Enti locali, la Sovrintendenza scolastica regionale, i Provveditorati agli Studi, l'IRRSAE, le Istituzioni scolastiche, le Università le

Associazioni e il Comitato di Consulenza. Essa ha lo scopo di procedere ad una comune riflessione sulla attuazione delle iniziative in Toscana e di favorire il massimo livello di informazione e di confronto in prospettiva di una migliore integrazione delle attività.

7. Il Sistema di documentazione sulla pace

La Giunta regionale ha provveduto a stipulare una convenzione con validità quinquennale, con la Biblioteca comunale di Bagno a Ripoli (FI) per la gestione del sistema informativo regionale sulla pace, allo scopo di fornire ai cittadini e alle istituzioni la documentazione utile al perseguimento delle finalità previste dalla Legge regionale in materia.

Nella sua fase costitutiva, che si concluderà nel Marzo 1998, è previsto il censimento delle fonti informative, individuando le Istituzioni, le Associazioni e i Gruppi che operano nel settore, le eventuali pubblicazioni da loro prodotte e l'inserimento dei dati in un data-base. Saranno quindi censite le fonti bibliografiche e informative esistenti su supporto cartaceo e magnetico, per costruire un catalogo consultabile on-line e di pagine WEB. Parallelamente è prevista la realizzazione di un'ampia campagna d'informazione basata soprattutto sulla diffusione di materiale a stampa.

La fase di primo impianto del sistema e la sua successiva gestione, saranno svolte in stretto raccordo con le Istituzioni e le Associazioni che già operano in questo settore e che dispongono di specifico materiale documentario e informativo. La scelta va quindi chiaramente nella direzione dello sviluppo di un sistema documentario e informativo "a rete" che ha il suo momento centrale di coordinamento in una Bilbioteca comunale, ma che vive e si articola nelle varie realtà territoriali. Per favorire il raggiungimento di tale obiettivo, la Giunta regionale stipula convenzioni con altri soggetti in possesso di fondi documentari di rilevante interesse ed eroga contributi per far fronte alle spese di partecipazione al sistema.

A fine triennio la Giunta presenta al Consiglio regionale un rapporto contenente la descrizione dello stato di sviluppo del sistema con specifici dati sull'utenza, e una valutazione sul servizio offerto dai soggetti convenzionati e i risultati conseguiti

8 I progetti a dimensione europea

I temi della pace sono, per loro stessa natura, suscettibili di un forte arricchimento di valori e di contenuti, soprattutto se possono giovarsi di apporti e contributi di esperienze provenienti da contesti politici, e socio-culturali diversificati. In questo senso un lavoro condotto sul piano internazionale è in grado di fornire un contributo decisivo in termini di valore aggiunto alle iniziative realizzate in questo settore.

L'Unione Europea, attraverso l'attuazione dei propri Programmi, offre importanti opportunità sia in termini di aiuto sul piano economico che su quello delle relazioni internazionali, che occore saper cogliere anche per favorire la crescita delle esperienze che si attuano in Toscana. Per questi motivi la Giunta regionale promuove e sostiene progetti a dimensione europea sui temi della pace, che facciano riferimento ai Programmi dell'Unione. A tali iniziative possono essere destinate risorse finanziarie commisurate alla rilevanza del progetto.
 
 

9. La ripartizione delle risorse finanziarie per le attività previste ai §§ 4,5, 6, 7, e 8 .

La quota parte di finanziamento indicata al precedente § 2.4 è cosi destinata:

Nel caso in cui alcune delle iniziative e dei progetti indicati ai §§ 4., 5., 6., 7 e 8 non possano compiutamente realizzarsi entro la fine dell'esercizio finanziario di riferimento, è possibile procedere a storno di fondi a favore delle altre attività previste dal presente piano.